"Ad un certo livello il computer è uno strumento. Ci aiuta a scrivere, a tenere aggiornata la contabilità e a comunicare con gli altri. Al di là di questo, il computer ci offre sia nuovi modelli mentali sia un nuovo medium sul quale proiettare idee e fantasie. Recentemente il computer è diventato qualcosa di più di uno strumento e di uno specchio: siamo in grado di penetrare nello schermo riflettente. Abbiamo imparato a vivere in mondi virtuali. Possiamo trovarci da soli a navigare oceani virtuali, scoprire misteri virtuali, e proiettare grattacieli virtuali. Ma quando penetriamo nello schermo riflettente, sempre più frequentemente vi troviamo altra gente."
(Sherry Turkle)
La transizione in corso alla terza rivoluzione industriale e all’economia globalizzata della conoscenza, provoca un mutamento antropologico profondo nelle giovani generazioni e rende improvvisamente obsoleti i sistemi educativi, progettati e costruiti agli inizi dell’Ottocento, tra la prima e la seconda rivoluzione industriale. Le cause remote e presenti della crisi del sistema educativo, oggi avviato al collasso, impongono di guardare dentro il futuro che sta arrivando per definire le linee di un nuovo sistema fondato sul principio-persona e sul principio-libertà, che siano minimamente invasivi, e personalizzati su misura di ciascuno, affidati al "protagonismo" di discenti e docenti, nella consapevolezza che proprio questi ultimi sono la cruna dell’ago di ogni cambiamento possibile. La posta in gioco è semplicemente la capacità delle generazioni adulte di passare il testimone della civilizzazione ai propri figli. Dalla metà degli anni '80 il PC ha fatto il suo ingresso prepotentemente in molte attività umane, compreso il mondo della didattica, ma occorre attendere altri 10 anni prima che si affermino concetti del tutto nuovi, come multimedialità, ed è solo nel 1994 che in Italia, con l'introduzione del "Manuale di didattica multimediale" si affrontano istituzionalmente gli aspetti relativi, più che all'ammodernamento degli apparati tecnici, all'accoglimento nel mondo della scuola e dei sistemi formativi di nuovi stili di pensiero e di azione, per non rendere insanabile il divario con la società, e conflittuale l'impermeabilità fra le matrici di conoscenza e di esperienza di giovani e adulti e quelle di chi provvede alla loro formazione. Comunità ed ambienti di apprendimento virtuali, spazi di comunicazione, biblioteche digitali, in tutto questo fiorire di possibilità di connessione. l'informazione e la comunicazione si affidano oggi in gran parte ai nuovi media, con tutto ciò che comporta. Il testo stesso, così veicolato, assume forme inedite, plasmato dalla natura del mezzo. Le parole scritte mutano il loro registro comunicativo, si integrano ai filmati, alle immagini e al sonoro. Questa rivoluzione della lettura segna l'avvento della terza fase della nostra storia culturale, dopo la comparsa della scrittura e poi l'invenzione della stampa. In questo nuovo modo di comunicare, i media dell'astrazione vengono, in parte, soppiantati dai media dell'immersione, in una relazione più avvolgente e coinvolgente fra utente e mezzo, cosicchè gli stessi comportamenti vengono modificati dalle nuove modalità di rapportarsi con interlocutori distanti, anche ignoti. In sostanza, la Rete sta cambiando l'idea stessa di comunità e di relazione.
Con la nascita dell'ipertesto era messa in discussione la scansione sequenziale, ed introdotti i concetti di nodo e collegamento, indici della nuova mentalità che si stava affacciando nel mondo della conoscenza. Con Internet si apre realmente una nuova strada (già suggerita dalle provocazioni intellettuali di linguisti e filosofi degli anni Sessanta) che, superando i supporti digitali off-line (dai floppy disk ai CD-ROM), introduce i concetti di interattività e partecipazione, con l'aggiunta di sempre nuovi nodi e collegamenti gestiti dai nuovi media, vedasi ad esempio la funzione svolta da Wikipedia. La nuova scrittura è dunque multimediale poichè permette la combinazione di diversi codici espressivi, è flessibile nella misura in cui ammette revisioni rapide e presuppone aggiunte e modifiche continue, ed è collaborativa perchè chiama ad interagire. Si potrebbe affermare che tutto ciò non costituisce un'invenzione indotta dalle nuove tecnologie, e la diversità sta solo nel generare una complessità e varietà inimmaginabili. La didattica con le tecnologie digitali e di rete in pochi anni ha fatto passi da gigante, ampliando in maniera consistente i suoi ambiti di utilizzo, anche se alla quantità delle applicazioni non sempre corrisponde la loro qualità nella costruzione di apprendimenti utili. Le applicazioni didattiche delle nuove tecnologie hanno esplorato per lo più le risorse multimediali e ipertestuali del computer. In questo contesto, le potenzialità di simulazione incontrano scarsa attenzione, se non addirittura una certa diffidenza per l’ambiguità di fondo tra «realtà», «virtualità» e «finzione» che talvolta accompagna questo termine. La metodologia della simulazione consente un’interattività diversa da quella ipertestuale: permette infatti di osservare e manipolare un modello, non semplicemente di navigare tra le informazioni, e di mettere in gioco le proprie concezioni, sviluppando la capacità di comprendere teorie scientifiche, risolvere problemi, prendere decisioni e pensare in modo sistemico, ristrutturando e potenziando così i modelli mentali. Se da un lato un adeguato uso delle tecnologie digitali consente di accelerare e ottimizzare la diffusione delle informazioni e della conoscenza, dall’altro non si può ignorare la questione del "digital divide" (divario digitale). Il processo di alfabetizzazione tecnologica non si può dire infatti certo concluso, perchè vi sono ancora diverse fasce di popolazione che non hanno accesso alle tecnologie, per lo più anziani, immigrati, disabili e disoccupati, e altre che le utilizzano senza aver sviluppato un’adeguata coscienza critica, basti pensare pensi ai giovanissimi che prediligono la rete quale strumento di comunicazione. A livello educativo, poi, non tutti i docenti sono formati sull’utilizzo delle tecnologie e pedagogicamente informati sulle loro potenzialità in ambito didattico e l’e-learning rischia di ampliare il divario, generando nuove e vecchie forme di esclusione sociale, se non supportato da competenze adeguate.
Nessun commento:
Posta un commento